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Alle porte di chi?

Le città rappresentano per gli animali selvatici sia delle opportunità che delle trappole mortali: questa doppia connotazione dipende anche dai nostri comportamenti e dalle nostre scelte. Spesso fatichiamo a comprendere i ritmi della natura: per questo gestiamo alcune attività non secondo una logica di coesistenza, ma seguendo le nostre necessità. Infatti, queste nostre azioni possono interferire e in qualche modo disturbare l’allevamento dei piccoli, nonché la cova e lo svezzamento dei nidiacei.

Un esempio per tutti sono le operazioni di potatura di alberi, siepi e di sfalcio delle aree verdi in ogni stagione, senza tenere conto della presenza di molti animali “residenti”. Per questa ragione sempre più regolamenti comunali fissano un divieto per la potatura del verde nel periodo che va dalla fine di marzo ai primi di ottobre. Una decisione utile alla biodiversità messa a rischio durante il periodo riproduttivo. Alcuni Comuni come Milano, infatti, hanno cominciato a tagliare l’erba delle aiuole in modo differente, rasando soltanto le fasce esterne e lasciando allo stato naturale le parti più centrali. In questo modo l’erba alta mitigherà la temperatura e darà riparo a animali preziosi per l’equilibrio naturale come gli impollinatori (api e farfalle). Questi spazi verdi sono utili alla biodiversità e non causeranno la proliferazione di insetti indesiderati.

Quello che per qualcuno è uno spazio incolto e da ripulire, per molti animali è invece un rifugio sicuro. Nel caso in cui lo sfalcio fosse indispensabile, prima di iniziare è importante fare una ricognizione del terreno per controllare che non vi siano animali. Ogni anno, infatti, durante la stagione calda, ai CRAS arrivano molti animali feriti dai tagliaerba e dai decespugliatori; inoltre, anche le potature comportano la distruzione di nidi e la caduta o l’uccisione dei piccoli. 

La primavera è tempo di grandi pulizie che spesso coinvolgono anche le pertinenze delle nostre case. Quello che per noi rappresenta solo il disordine di un porticato o di una legnaia, si può trasformare in un rifugio per molti piccoli mammiferi e rettili, come i ricci, pipistrelli ma anche lucertole e serpenti. Un esempio frequente è proprio quello dei ricci: durante il periodo di allattamento, se disturbate dalle nostre azioni, le madri si allontanano e possono anche abbandonare i loro cuccioli. 

Succede inoltre che, seppur con le migliori intenzioni, chi trova un riccio adulto nel proprio giardino o in garage, pensando di compiere una “buona azione”, scelga di portarlo in aperta campagna. L’adulto così non riuscirebbe più a raggiungere i suoi piccoli, condannandoli a morte certa.   

Non esiste più l’ambiente naturale che c’era anticamente, ci sono edifici e strade ovunque e gli animali sono costretti a sfruttare il territorio antropizzato. Spesso infatti nidificano nei monumenti e negli edifici “vivi”, non solo per la presenza dell’uomo che ci abita, ma anche per quella del complesso ecosistema che si è creato. Proprio per questo va ricordato che durante la ristrutturazione degli edifici va posta la massima attenzione alla presenza di nidi con uova e/o nidiacei poiché ne è vietata da normative nazionali, la rimozione. Confrontarsi con i CRAS è fondamentale per trovare la strategia migliore prima di improvvisare soluzioni fai da te.

La coesistenza è possibile, è importante imparare ad essere dei vicini di casa rispettosi gli uni degli altri.