Di fronte a me c’è un animale selvatico ferito. E ora che faccio?
Sia che si tratti di un piccolo passero o di un grande cervo questa è la prima domanda che dovrebbe sorgere nella nostra mente e, come potrebbe essere ovvio il quesito, purtroppo ancora oggi non è così ovvia la risposta.
I motivi sono diversi. Se da un lato soccorrere un animale selvatico è un atto doveroso che dimostra senso civico ed empatia, dall’altro non è così scontato e semplice riuscire ad attivare in tempi brevi il suo recupero o il suo conferimento ad una struttura autorizzata. I centri di recupero nascono con l’obbiettivo di curare e rilasciare in natura la fauna rinvenuta ferita o in difficoltà; offrono, nella maggior parte dei casi a titolo esclusivamente volontario, un vero e proprio servizio alla cittadinanza. Queste strutture, tuttavia, oltre a dover affrontare tutte le difficoltà legate al mondo del volontariato (ad esempio un numero esiguo di operatori e una costante carenza di fondi), non sono distribuite uniformemente sul territorio nazionale e nella maggior parte dei casi non riescono a garantire una reperibilità nelle 24 ore. Come conseguenza, il cittadino che incontra un animale in difficoltà potrebbe trovarsi in una situazione che non riesce a gestire, per mancanza di protocolli di soccorso, di centri autorizzati o di operatori o volontari in servizio.
Questo può portare al verificarsi di situazioni che mettono in pericolo l’incolumità delle persone stesse, oltre a quella degli animali. Pensiamo, ad esempio, ad un animale selvatico investito in piena notte che resta inerme, ma vivo, al centro della strada. Secondo l’art.9 bis del Codice della strada, “l’utente della strada, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, da cui derivi un danno a uno o più animali d’affezione, da reddito o protetti ha l’obbligo di fermarsi e porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno”. Anche gli animali selvatici sono tutelati dal codice della strada.
Dobbiamo inoltre sottolineare che alcune specie selvatiche (cinghiali, cervi, daini, caprioli, lupi, orsi, volpi, tassi, istrici) sono definite pericolose per la salute e l’incolumità pubblica ai sensi del Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19/04/96. Soprattutto quando si tratta di queste specie, è fondamentale che i cittadini assumano comportamenti adeguati per evitare di ferirsi o aggravare la situazione nel tentativo di aiutare gli animali.
Cosa fare se ci troviamo davanti ad un capriolo investito in mezzo alla strada? In questo caso, è sempre opportuno contattare le forze dell’ordine che attiveranno l’ente preposto al recupero dell’animale con le modalità previste a seconda della regione in cui ci troviamo.
Nel frattempo, è importante:
- non toccare, trattenere o spostare l’animale
- non parlare ad alta voce
- mantenere un’adeguata distanza dall’animale e rispettare la sua selvaticità
Se l’animale si trova in strada è inoltre fondamentale:
- ricordare che la nostra sicurezza viene sempre al primo posto
- posizionare l’auto in posizione sicura con le quattro frecce accese
- indossare il gilet ad alta visibilità
- utilizzare il triangolo di emergenza catarifrangente per segnare ai mezzi in transito la presenza del ferito.
Gli incidenti stradali che coinvolgono animali selvatici sono solo una delle tante cause di ritrovamento di animali feriti o in difficoltà.Potremmo trovarci di fronte a un capriolo intrappolato all’interno di un cortile, a un pipistrello che non riesce più ad uscire da casa nostra, una volpe, un lupo, un tasso o un rapace con sintomi da avvelenamento, un pettirosso o una civetta rimasti intrappolati nella colla per topi, un gufo caduto in un camino. I casi possibili sono potenzialmente infiniti e per ogni situazione è indispensabile essere guidati da operatori esperti, formati allo scopo di aiutare gli animali senza procurare loro danni.
Nella relazione con gli animali selvatici, dobbiamo sempre tener presente che ai loro occhi rappresentiamo una minaccia! La nostra vicinanza aggiunge un’ulteriore dose di stress alla loro già precaria condizione, portandoli a tentare la fuga o, se questa risulta impossibile, a difendersi come possono. Ogni animale selvatico possiede “armi di difesa”: ci viene più immediato pensare ai denti di un lupo o di un tasso, ai palchi o agli zoccoli di un cervo o di un capriolo, mentre siamo meno abituati a pensare al becco tagliente di un gabbiano o a quello appuntito di un airone, oppure agli artigli affilati di una poiana.
Soccorrere un animale selvatico, quindi, non è affatto un’operazione semplice e richiede una preparazione accurata, oltre alla sensibilità necessaria e al senso civico. Fare una segnalazione, rendersi disponibili allo scambio di informazioni (foto, video, geolocalizzazione dell’animale) con le autorità competenti e/o con i CRAS, e seguire con precisione le indicazioni forniteci da personale esperto, è di certo il modo migliore per aiutare un animale selvatico in difficoltà.